poggio-reale

Il Regno di Napoli è stato governato da più dinastie che hanno contribuito, in vario modo, ad accrescere la magnificenza della città, oltre a creare quel miscuglio di etnie ed idiomi che hanno determinato il modo di essere del popolo partenopeo: accogliente, inventivo, perspicace, premuroso…

Tra tutte, la dinastia degli Aragonesi ha un primato particolare, aver edificato ville faraoniche di cui non è rimasto nulla, con l’intento di riqualificare il territorio, allargando così i confini: La Duchesca, di cui ci siamo occupati nel precedente articolo, e Il Poggio Reale.

Di entrambe restano solo i nomi che caratterizzano la toponomastica degli attuali quartieri.

Siamo nel XV secolo, l’area ad est della città è particolarmente insalubre, terreni paludosi circondati da specchi d’acqua stagnante, fusari, adibiti per la macerazione della canapa e il lino, che, partendo dal margine della città, si estendono sino alle falde del Vesuvio. In questa zona sono presenti anche fonti che, se ben convogliate, possono soddisfare i bisogni del popolo. Per debellare la malaria, nel 1485, vengono realizzati il Fosso Reale e il Fosso del Graviolo, veri e propri canali di scolo, che hanno come pregio una spettacolare vista dell’incantevole golfo.

Re Ferrante, ovvero Ferdinando I d’Aragona, figlio di Alfonso I, decide di requisire tutta la campagna dove attualmente si trova il carcere di Poggioreale, il cimitero cittadino sino al quel ramo del fiume Sarno da cui verrà costruito l’acquedotto del Dogliuolo, derivante dal latino dolium, ovvero vaso. L’inventiva popolare, per praticità, lo soprannomina Bolla che, in napoletano, diventa Volla, ancora oggi comune dell’hinterland.

Rosy Guastafierro Presentazione Libro

Rosy Guastafierro

Come scrittrice, blogger e viaggiatrice, vivo seguendo il motto della mia vita: essere creativa e trovare la gioia nelle cose che faccio.

Rosy-Guastafierro-N

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *