Tutti sappiamo che Giordano Bruno è nato a Nola (NA) nel 1548.
Di temperamento audace ed inquieto, precursore del libero pensiero, rifiutò ogni dogma non scendendo mai a compromessi nemmeno per trarne vantaggio.
Nel 1563 entrò nel convento di San Domenico Maggiore di Napoli dove di nascosto, al lume di candela nella sua cella, si diede alla lettura di autori che erano stati proibiti dall’Inquisizione come Marsilio Ficino, Nicolò Cusano, Nicolò Copernico.
Ma non siamo qui per ripercorrere la sua vita, il 17 febbraio ricorre l’anniversario della sua esecuzione, fu condotto nudo, con la lingua in giova affinché non potesse parlare in Campo dei fiori a Roma e bruciato vivo.
Emblematiche furono le parole che proferì ascoltando pochi giorni prima la sentenza:
Tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla.
Ma a morire fu solo il suo corpo; il suo pensiero, il suo spirito libero, la sua opera continuano ancora a vivere e a parlare a tutti coloro che sono capaci di ascoltarlo.
Il ricercatore delle leggi della natura, il fondatore della filosofia moderna, il martire del libero pensiero visse proprio nei secoli in cui molte donne furono arse vive con l’accusa di stregoneria, la cosiddetta caccia alle streghe, oggi la chiameremo femminicidio, che ha in effetti coinvolto individui di entrambi i sessi, anche se prevalentemente donne e generalmente del tutto innocenti.
Le cause sociologiche di tali eventi, a ben vedere, sono da ricercare in un forte beneficio economico generato dalla completa “spoliatio” degli accusati/condannati ed un’altrettanto forte azione di dominio sociale messa in atto sotto le insegne della Fede religiosa, e non solo cattolica, nonché nella classica individuazione del nemico comune così frequente in tutti i regimi prevaricatori della libertà individuale, in momenti di difficoltà del Potere e di disgregazione o ribellione delle stratificazioni sociali esistenti.