Nel mese di dicembre, in tutte le case si accende una disputa che coinvolge l’intera famiglia o ancor di più, amici e conoscenti sono portati a dir la loro su quello che si definisce la vera tradizione che esemplifica il Natale: Presepe o Albero di Natale?
Sembrerebbe che l’uso di banchettare sotto ad un abete affondi le sue radici nelle usanze degli antichi popoli nordici che, vivendo in stretta sintonia con la natura, in questo periodo dell’anno temevano il progressivo protrarsi del buio, poiché il sole si trova nel punto più basso rispetto all’orizzonte, anche se poi sarebbe iniziata la sua lenta ascesa. Siamo nel periodo dell’anno denominato, secondo la successione celtica, Yule.
La tavola di bronzo di Coligny contiene un antico calendario gallico risalente al II secolo d.C., viene evidenziata una festa molto importante, Deuoriuos Riuri, Grande Festa Divina del mese del gelo, che durava dodici giorni dopo il Solstizio d’inverno, simboleggiante la punta massima delle tenebre, ma, contemporaneamente, anche la loro sconfitta in virtù della nascita del Figlio della Luce ovvero il Sole, Natalis Solis Invicti.
Da sempre, gli esseri umani hanno dato grande importanza al buio, ma, ancor più, al ritorno della luce. In questo periodo non si accendono grandi falò, la protagonista indiscussa è la candela così come piccole lanterne o fioche lucine che danno il senso della luminosità appena nata che va protetta, difesa, nutrita affinché possa crescere e, sconfiggendo l’oscurità, rivelarsi nel suo massimo fulgore, garantendo, così, la rinascita della natura immota durante il periodo invernale.
In seguito, in questo stesso lasso di tempo, i Romani festeggiavano i Saturnalia, la cui particolarità era l’inversione dei ruoli: in questi sette giorni, gli schiavi si consideravano uomini liberi e potevano imporre le loro volontà sui nobili.
La Chiesa, volendo cristianizzare le festività pagane che mettevano in risalto il ritorno del Sole, non a caso scelse proprio questo periodo per celebrare il Natale, la nascita del Bambino Divino, unico vero Sole del mondo.
L’abete, come albero sempreverde, divenne la rappresentazione della vita eterna e, quindi, il simbolo di Cristo, oltre ad avere una forma triangolare che evoca la Trinità.