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La città di Partenope deve il suo nome, la cultura e la propria identità ai greci che la fondano e la abitano per moltissimi anni, fissando, indelebilmente, nelle sue fondamenta e nella sua gente, un’impronta che, ancora oggi, è retaggio delle giovani generazioni.

Anche il cibo non fa eccezione e, insieme al panetto di Cibele, l’odierna sfogliatella, a Natale, sulle tavole imbandite, fanno bella mostra di sé gli strangoulos pristos, palline rotonde tagliate, ovvero gli struffoli. Ovviamente, la fantasia popolare ne attribuisce altre derivazioni, ma noi ci fermiamo a questa.

La ricetta, segreta e leggermente diversa da famiglia a famiglia, tramandata a voce da una vecchia zia monaca di clausura, mette spesso in concorrenza le massaie di uno stesso stabile, che si dilettano a prepararne in quantità industriale da donare solo per la soddisfazione di sentirsi dire che i propri sono migliori degli altri.

Ma, al di là delle impercettibili differenze, l’occhio esperto si sofferma sulla confezione, che deve essere una vera e propria opera di ingegneria! Quanto più piccoli sono i tocchetti di pasta tanto più esperta sarà ritenuta la nostra cuoca.

Vi è quasi una proporzione aurea tra la sfera fritta che ne risulta e la quantità di miele che si appiccica su di essa; inutile dire che, se viceversa, il globo è grande, può capitare che al centro non sia cotto a dovere e il nettare degli Dei non riesca a dare quel sapore, a dir poco divino, che li contraddistingue.

Per non parlare, poi, della farcitura finale tra scorza di arancia candita tagliata in parti piccolissime, così come la ciliegia, le codette colorate miste ai diavoletti!

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Rosy Guastafierro

Come scrittrice, blogger e viaggiatrice, vivo seguendo il motto della mia vita: essere creativa e trovare la gioia nelle cose che faccio.

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Una risposta

  1. Davvero interessante. Le tradizioni popolari hanno sempre alla base una spiegazione esoterico-religiosa. Per esempio in Calabria un dolce tipico natalizio, gli “scalilli”, rappresentano la scala per arrivare al cielo.

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