Il presepe e Santo Stefano: storia di una pietra

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Se in tutta Italia le festività natalizie rappresentano quel momento unico in cui le famiglie si ritrovano, quasi ad attestare una sorta di identità di gruppo, a Napoli assumono un carattere particolare, perché il rito di riunificazione avviene davanti ad una tavola imbandita ininterrottamente dalla vigilia di Natale alla sera di Santo Stefano.

In ogni casa si dà vita ad una kermesse di piatti tradizionali, che non sottende ad una competizione tra le cuoche della famiglia; ognuna si cimenta nel proprio piatto forte che preparerà al momento, oppure, porterà già pronto, solo da ravvivare prima di servire in tavola.

La giornata clou è sicuramente il 25 dicembre; si comincia molto tardi, per smaltire il più possibile la cena della vigilia, e si prosegue per due o tre ore tra risa, urla di bambini, brindisi e così via.

Finito il pasto, la scena che si presenta è abbastanza simile: le donne si adoperano a rassettare, gli uomini, tra poltrone e divani, si abbandonano alla fatidica pennichella, la nonna, invece, chiama a raccolta tutti i bambini e, per tenerli a bada una mezzora, inizia a raccontare storie prima di cominciare il gioco da tavola più esoterico e dissacrante al mondo: la tombolella.

Lo spunto arriva dai personaggi del presepe, che, ridotto alla sola Natività o articolato secondo la complessa scenografia definita dalla tradizione, non può mancare nelle case dei napoletani degni di tale nome.

Rosy Guastafierro Presentazione Libro

Rosy Guastafierro

Come scrittrice, blogger e viaggiatrice, vivo seguendo il motto della mia vita: essere creativa e trovare la gioia nelle cose che faccio.

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